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Il segreto del web è sotto casa Alle persone piacciono i social network, la Marca è una persona, la Marca ha un account su Facebook.

In Usa Facebook ha superato, per numero di clic, il motore di ricerca Google: è successo solamente per una settimana ma questo dimostra come il web stia diventando "more sociable than searchable", Financial Times dixit.

 

Significa che una volta connessi gli americani utilizzano Internet più per chiacchierare e vedere l'umore generale della cerchia di amici su FB che cercare l'indirizzo di un negozio oppure il nome di un attore.

Come definire a questo punto i social network: strumenti di comunicazione o piazza virtuale?
Ai tempi dei suoi primi vagiti, il World Wide Web era considerato dall'uomo comune un posto lontano, virtuale ed all'interno dei suoi confini era davvero difficile trovare un altro luogo di socializzazione, se non nelle BBS o forum frequentati dai primi geek. Il navigatore poteva prelevare dalla rete ogni sorta di informazioni, ma difficilmente poteva far sentire la propria voce. Gli studiosi dicono che la rete, strutturata secondo questa architettura, seguiva un meccanismo push, in cui i contenuti venivano appunto spinti verso un destinatario sostanzialmente passivo e limitato ad un ruolo di semplice fruitore.
La netiquette imponeva un doveroso riserbo sulla nostra identità, consigliando un nickname per parlare quasi esclusivamente con sconosciuti. In fondo, che bisogno c'era di chattare con persone che avevamo l'occasione di frequentare ogni giorno nella vita reale? La nostra individualità veniva celata da nuovi ed esotici strumenti dio comunicazione, come chat, blog e instant messaging, in cui veniva riscoperta la bellezza della scrittura.
Dopo una maggiore familiarità con gli strumenti offerti dalla rete, lo pseudonimo inteso come nome altro ha lasciato il posto ad una vita altra, una Second Life. Avatar con caratteristiche speculari o veri e propri alter ego dei loro creatori abitano in un mondo virtuale e conducono una vita paragonabile a quella reale per comportamenti ed abitudini, ma ancora troppo immaginaria.
Tutta la comunicazione digitale è declinata in interazione e relazione, anche se i soggetti dall'altra parte dello schermo non sono coinvolti in modo diretto, ma indossano piuttosto una moderna maschera pirandelliana in versione digitale.
Internet ai giorni nostri ha pervaso la nostra quotidianità, ridefinendo i confini tra pubblico e privato. La massiccia diffusione dei social media spinge gli utenti a dire la loro opinione su qualsiasi fatto, sia esso un importante evento con ricadute a livello mondiale oppure una piccola chiacchiera di importanza locale. La vicinanza fisica ai fatti o alle persone ormai non è più rilevante: nei social media tutto accade nei confini del glocal ed arriva direttamente a noi, utenti della rete, che abbiamo sostituito i nickname con i nostri veri nomi e cognomi ed abbandonato gli avatar per metterci la faccia, la nostra vera faccia. Nella potenza comunicativa dei social media, i sei gradi di separazione si riducono ad una semplice richiesta di amicizia che può arrivare a chiunque ed in ogni luogo, sviluppando un contatto virtuale che immediatamente assume tratti reali e fa appello ad una vera disponibilità al dialogo. Strumenti multimediali per eccellenza, i social network permettono all'individuo di uscire allo scoperto per sviluppare un coinvolgimento comunicativo diretto, istantaneo e libero. Al di là dell'infinità di teorie firmate da apocalittici ed integrati sul destino dei media e sul futuro delle nostre relazioni mediate da internet, i social network riaccendono il piacere per la comunicazione one to one: la costruzione di una relazione confidenziale ed informale che ha come suo oggetto principale la condivisione di piccoli o grandi momenti di vita, pensieri e considerazioni intorno al proprio vissuto e a quello di chi ci sta virtualmente accanto. Immagini e parole virtuali soddisfano la voracità dei nostri occhi ed occupano un grande spazio nella nostra mente. Niente di nuovo. La dinamica della comunicazione online si confonde a quella delle relazioni quotidiane.

Sull'ascensore o alla fermata dell'autobus, in coda ad uno sportello oppure durante un viaggio in treno origliamo discorsi dal tono leggero oppure accogliamo le confidenze di uno sconosciuto, veniamo colpiti da una battuta inaspettata, da una frase davvero originale e spontanea.

 

Accomunati dalla centralità della relazione e dal giusto mix di egocentrismo ed invadenza, i discorsi sui social network non si discostano di molto dal modo quotidiano di relazionarsi. E' l'ennesima conferma che la virtualità del mezzo non influisce sulla forma e sui contenuti del discorso sul web, perchè è possibile ritrovare ogni volta un rapporto tra individui e lo scambio di un messaggio. Su FB o nel mondo, chi comunica sceglie di utilizzare uno strumento e non viceversa per creare una relazione tra persone reali, abbellita da un tocco di egocentrismo ed invadenza.

Li chiamano cinguettii, ronzii, brusii. Sono le solite chiacchiere.

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